Oggi il patto tra i comitati del Veneto e quelli del Trentino. Al consiglio dei ministri le pressioni per decidere in fretta.

 

valdasticoTRENTO. Un guerriero di legno contro la Valdastico Nord, la famigerata Pi.Ru.Bi. dal nome di Flaminio Piccoli, Mariano Rumor e Antonio Bisaglia che la disegnarono per congiungere il Trentino con il Polesine. A distanza di 40 anni l’incompiuta autostrada più corta d’Italia è diventata per il Veneto la madre di tutte le battaglie: indispensabile soprattutto per una lobby trasversale che abbraccia la Lega di Attilio Schneck e Flavio Tosi, a capo rispettivamente di A4 Holding e Serenissima; l’ex ministro Pietro Lunardi e la sua Rocksoil, che firma il progetto del traforo da 16 chilometri sotto la montagna trentina; i concessionari autostradali, Astaldi in testa, a caccia di lavori; il ministro Maurizio Lupi e la Compagnia delle Opere.

Ma poiché i trentini non intendono retrocedere di un millimetro, anche questa autostrada è destinata ad interrompersi: esattamente in località Casotto, dove un tempo c’era il confine tra l’impero austroungarico e l’Italia e adesso passa la linea tra Veneto e Trentino. Dove Annalia Sartori, a capo del Comitato No Valdastico Nord, si batte da anni nell’indifferenza generale di questa valle dell’Astico, paradiso perduto tra fabbriche abbandonate e suggestivi ruscelli: qui è in progetto l’ultimo casello della Valdastico prima del traforo che, tutto in territorio trentino, rischia di non venire realizzato mai per la contrarietà della Provincia di Trento. Sarebbe una follia nella follia.

Dall’altra parte della montagna gli abitanti del piccolo centro di Besenello, lungo la valle dell’Adige, porteranno oggi il guerriero di legno lungo tutto il paese: è una statua di cedro, scolpita da Florian Grott. «Volevamo fare qualcosa di evocativo, che rappresentasse il nostro pensiero – spiega l’artista che l’ha regalata, una via di mezzo tra Mauro Corona e Reinold Messner – Sarà il simbolo della nostra battaglia buona». Questa mattina poseranno il guerriero di legno – alto tre metri e mezzo con tanto di autorizzazione del sindaco – al centro di una rotatoria: giusto sul punto dove è progettato il gigantesco viadotto della nuova autostrada che nessuno vuole, appena sbucata dal tunnel della Vigolana. Al culmine della manifestazione il gemellaggio con i Comitati no Valdastico Nord provenienti dal Veneto, in un simbolico abbraccio tra coloro che, nelle due regioni, stanno dalla parte del torto.

«Costruire una nuova autostrada qui è una follia» denuncia il primo cittadino di Besenello, Cristian Comperini. «Questa montagna è carsica, è piena d’acqua, e il cantiere dovrebbe durare undici anni, estraendo otto milioni di metri cubi di materiale, una montagna. E poi passa giusto sopra il paese, a due passi dal nostro Castel Beseno. Ma a chi serve?» «La nostra è una battaglia di civiltà – aggiunge il vicesindaco, Roberta Rosi – questa autostrada sembra un grande affare economico più che un’opera di pubblica utilità. Abbiamo fatto ricorso al Capo dello Stato, ci siamo costituiti al Tar trentino ed ora siamo al Tar del Lazio. Ma il nostro punto di forza è la sentenza della Corte costituzionale che stabilisce che senza un’intesa con la Provincia di Trento quest’opera non si potrà fare».

Il progetto sembrava sepolto nei cassetti per assoluta mancanza di risorse: poi, cinque anni fa, si è risvegliata la lobby. E ora il Consiglio dei ministri, su proposta
di Lupi, si è riservato l’ultima parola. La Valdastico Nord costerà 1,993 miliardi e sarà realizzata in finanza di progetto dalla stessa concessionaria dell’A4, la cui concessione scade nel 2026. Appena in tempo per costruirla: cosa non si fa per una proroga.