La storia di Claudio Taffarello, di Treviso, titolare con la moglie di un ristorante a Cuba «L’evoluzione del Paese ora dipende dalla nuova presidenza americana» .


Dal suo locale ha potuto assistere al lungo addio a Fidel Castro. Si trova infatti a poche centinaia di metri da Plaza de la Revolucion, la grande spianata dove campeggiano le icone di Che Guevara, Camilo Cienfuegos e il monumento a Josè Martin e dove si sono svolti i funerali pubblici al leader cubano, che in questa piazza teneva i suoi interminabili discorsi.
Claudio Taffarello, 56 anni, trevigiano di via Bibano («Sono nato nell’ultima casa del Comune di Treviso» racconta) vive da quattordici anni a Cuba, esattamente a L’Avana, paese che ha conosciuto inizialmente per lavoro e poi è diventato la sua seconda patria. «Anche se quando torno mi piace tornare al Ponte Dante, dove trovo i miei amici» aggiunge. A Treviso ha lavorato a lungo prima per Benetton e poi alla Ericsson Italia. Proprio grazie alla compagnia di servizi per la telefonia Taffarello ha conosciuto Cuba.

taffarelloDieci anni dopo il trevigiano ha deciso di colmare un vuoto nell’offerta turistica della capitale cubana. E aprire un ristorante in stile italiano in una elegante casa colonica caraibica, avvicinandosi alla filosofia Slow Food e chiamandolo «Opera».
Proprio il fondatore del movimento gastronomico Carlo Petrini è stato ospite, domenica scorsa, nel ristorante di Claudio Taffarello: «Una persona deliziosa, splendida e molto cordiale: è stato un onore, ma anche una responsabilità, servirlo».

Il locale si trova nell’elegante zona del Vedado, il quartiere delle ambasciate e dei ministeri. «Quando è venuto Obama abbiamo avuto ospite parte della sua delegazione e ci capita molto spesso di ospitare politici e diplomatici» spiega Taffarello, che accetta di parlare non senza ritrosia del futuro di Cuba. «Sono stati giorni intensi, molto intensi – racconta Taffarello – : ma il dolore del popolo cubano secondo me era reale, anche se probabilmente non è mancata una certa regia della commozione. Ma tant’è: qui si vive tutto sommato abbastanza bene, l’aspettativa di vita è alta, la sanità funziona. Certo, Internet è una lumaca ma io credo che i cubani, tutto sommato, volessero bene a Fidel. Certo ora le cose cambieranno: i giovani sono attratti dagli Stati Uniti, la Rete consente di vedere il mondo fuori e tutti si aspettano una evoluzione della situazione».

Decisiva, in questo senso, sarà la nuova presidenza americana: «Bisogna vedere cosa farà Trump, nessuno finora lo sa. Si dice che possa revocare la legge che consente ai cubani di ottenere più facilmente la residenza negli Stati Uniti. Bisogna vedere, ma dal nuovo presidente degli Stati Uniti discenderanno molte cose anche a Cuba» aggiunge il trevigiano. «Conosco questo paese da quasi vent’anni. Lavoravo alla Ericsson, mi occupavo di sistemi satellitari e centrali telefoniche. Nel 2002 mi hanno scelto come capo progetto per estendere la telefonia mobile a Cuba e qui è iniziata la mia seconda vita. Dopo aver concluso il lavoro mi sono innamorato di questo paese, ho fatto un anno sabbatico e ho deciso di stabilirmi qui. Ho aperto, non senza difficoltà, un’attività economica in proprio, nel settore della carta. Con dei soci cubani ho fondato una “cooperata”, come si chiamano qua. I miei clienti? Praticamente era lo Stato, qui è sempre lo Stato che comanda. Con la crisi siamo rimasti due anni senza pagamenti e ho scelto di uscirne e, dopo un po’, aprire un ristorante. L’ho chiamato Opera, un nome italiano comprensibile a tutti: lavoro soprattutto con gli americani. Non è un ristorante italiano, da noi si possono mangiare specialità cubane e cucina internazionale. Certo, la pasta c’è naturalmente… Il 14 dicembre prossimo facciamo tre anni di apertura, sono contento».

A Cuba Taffarello si è sposato con Yudith Almaguer Calzadilla, con la quale gestisce il locale dove si servono lasagne vegetariane, tortellini alla zucca ma anche coniglio in umido e più tradizionali piatti della tradizione creola. Sessanta coperti ricavati in una vecchia casa colonica spagnoleggiante restaurata, con un elegante patio e un biliardo blu al centro della sala. Il prosecco? Non manca.