Ogni mattina, aprendo il balcone delle camere, l’impressione è quella di trovarsi dentro un carcere di massima sicurezza. Il sole non sorge mai prima delle dieci e anche d’estate scende oltre l’orizzonte due ore prima del normale.
La casa della famiglia Tesser è letteralmente circondata da un muro grigio, alto quattro metri, che separa il giardino dalla Superstrada Pedemontana Veneta, il nastro d’asfalto che sta tagliando in due la pianura trevigiana. L’effetto visivo di queste barriere fonoassorbenti, in cemento armato, lunghe centinaia di metri, è in tutti i sensi assordante.
Un caso limite, certamente, frutto probabilmente di una frettolosa trattativa mai giunta a compimento tra l’impresa di costruzioni e questa famiglia che si è trovata, nel breve volgere di pochi mesi, la propria abitazione in aperta campagna trasformata in un caseggiato compreso tra un groviglio di raccordi e di svincoli da casello autostradale.
Siamo in via Cal Trevisana, dove Signoressa a Venegazzù s’accompagna, all’incrocio tra i comuni di Montebelluna, Volpago e Trevignano. Qui la Superstrada è praticamente completata, asfaltata da pochi giorni, mancano solo le righe bianche per terra e naturalmente le auto, attese per la fine dell’anno. «I lavori sono a buon punto – conferma il sindaco di Volpago, Paolo Guizzo – penso che entro pochi mesi potremo vederla aperta. Certo, quella casa appare effettivamente circondata dalle barriere antirumore ed è un peccato». Il sindaco ricorda che a tutti, in quelle situazioni, è stata data la possibilità di indennizzo dell’abitazione. Forse qualcosa non si è realizzato, forse le aspettative erano distanti dall’offerta. Forse la fretta di completare gli espropri è stata cattiva consigliera. Tant’è.
Il muro adesso fa un effetto prigione americana. Sembra il confine con il Messico. «Si tratta di barriere fonoassorbenti, per attutire il rumore del traffico» spiegano alla Sis, il consorzio di imprese che sta realizzando l’infrastruttura per conto della Regione del Veneto.
Ma tra Signoressa e Venegazzù, come del resto anche in altri posti, da Povegliano a San Zenone degli Ezzelini, il muro è lungo centinaia di metri e si staglia come un confine fisico invalicabile. Inevitabile per non avvertire il rumore. C’è da chiedersi se non vi fossero accorgimenti meno impattanti per un’infrastruttura attesa da quarant’anni per collegare le province di Treviso e Vicenza e il cui costo complessivo veleggia ormai sui tre miliardi di euro.
Un giorno ci sarà da riflettere sull’effetto sociologico di queste barriere che rappresentano un artificiale confine tra «sopra» e «sotto la strada». Noi abbiamo raccontato la cronaca, il resto è materia per scrittori.