I 90 anni di Luciano Benetton

Sembra la Macondo di Gabriel García Marquez la svuotata Villa Minelli, dove l’unico ufficio aperto rimasto è quello del Signor Luciano,...

Schei de mona

Questa settimana due fatti hanno sconvolto le cronache dal Veneto. Lunedì mattina una operazione della Procura Distrettuale della Repubblica...

La televisione, la politica, il Veneto

La Procura di Vicenza ha emesso un provvedimento cautelare che prevede, per un anno, il divieto di esercitare attività...

Lo spazio

Esiste uno spazio, tra il Partito Democratico e la destra, che va colmato. E credo sia bene che da...

Il medico dei bambini

Apprendo con dolore della scomparsa del professor Luigi Zanesco, 87 anni, tra i luminari della onco ematologia pediatrica in...
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A destino

Dove stavano andando, quella mattina, Carla, Salvatore, Umberto, Pietro, Lidia, Vittorio, Eleonora? Perché si trovavano alla stazione? Dov’erano diretti? Il 2 agosto 1980 una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, causando 85 vittime e numerosi feriti: il più grave attentato terroristico dal dopoguerra. Per questa strage sono stati condannati, in via definitiva, i neo fascisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini, Paolo Bellini e Gilberto Cavallini. Quest’ultimo partì da Treviso a bordo dell’auto dell’ignara compagna, a conferma della centralità veneta di quella strategia inaugurata in piazza Fontana nel 1969. Perché dunque quelle persone che hanno perso la vita si trovavano alla stazione? Dov’erano diretti? Qual era la loro destinazione? Ora un progetto teatrale, molto bello, prova a completare quel viaggio sospeso. Si…

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Il Canova disperso

Ho negli occhi ancora il presidente francese Francois Mitterrand, in visita alla Gipsoteca di Possagno, in un lontanissimo pomeriggio d’estate. Forse solo allora ho cominciato a capire quanto grande fosse questo scultore nato in Veneto, cresciuto a Roma e venerato in tutta Europa e oltre Oceano. Ne ricorrono quest’anno i duecento anni dalla morte e naturalmente se ne celebra il Mito. Giusto, giustissimo. In questi giorno aprono mostre canoviane a Treviso, a Possagno, a Firenze, a Bassano. Da modesto fruitore e ancora più modesto promotore mi interrogo sull’opportunità e sull’immagine cui esponiamo il nostro Paese offrendo il Nostro “scalpellino” a una dispersione di iniziative – tutte meritevoli, per carità – che non fanno onore né a Canova né al sistema paese, che molto si gioca…

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Cancaro Attilio

Nel mondo della cultura conosceva tutti, ma proprio tutti. E tutti conoscevano lui, che associavano spesso a quella piccola città che, se è diventata quel che è, lo deve senza dubbio anche a persone come lui. Attilio Zamperoni se ne è andato nel modo che meno avrebbe preferito, lontano da Asolo, paese che non aveva mai voluto lasciare nonostante le offerte professionali, specie nei tempi d’oro, non fossero mancate. Ma tutto sommato senza soffrire troppo, la cosa che un bonviveur come lui non avrebbe sopportato. Amico di musicisti e politici, critici e giornalisti, uomo dai grandi amori e dagli altrettanto grandi disamori, incapace di odio, gli era riconosciuta una simpatia che agli avversari faceva passar sopra ai suoi numerosi difetti. Tra i quali la sua…

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Erminio Perocco, il doge degli spot

«In questi anni abbiamo molto abusato dei lieto fine: direi che adesso servono dei finali aperti, perchè c’è bisogno di riflettere, di imparare la lezione di quanto ci sta accadendo». Erminio Perocco è tornato a vivere a Venezia – anzi, al Lido – ed anche questo è un segno di speranza per una città che dalla pandemia dovrebbe cercare di uscire «diversa da prima»: «La monocoltura turistica si percepisce, inutile nasconderlo: ma Venezia può e deve essere attrattiva, come è sempre stata nei secoli, coltivando respiro internazionale e giovani talenti». Sessant’anni, quaranta dei quali trascorsi nel mondo della pubblicità, autore di alcuni tra gli spot più conosciuti della storia della televisione, da qualche tempo preferisce dedicarsi al ruolo di autore e regista di documentari d’arte:…

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Porto Marghera tra declino e ripresa «Adesso serve una regia politica forte»Featured

La complessità di Porto Marghera è legata non solo al suo destino post industriale, ma anche a due elementi che la rendono «la più complessa» tra le aree di crisi industriale complessa italiane. L’affaccio sulla laguna e la contiguità con l’area metropolitana di Mestre. Attorno a questo nodo Ordine degli architetti, Fondazione degli Architetti, Museo M9 e Fondazione di Venezia hanno aperto una due giorni di studio dal tema «Esempi europei per Porto Marghera». A mettere in fila gli argomenti l’urbanista Andrea Rumor, che ha aperto i lavori dopo i saluti istituzionali. «L’ultima pianificazione sull’area di Porto Marghera è di quasi trent’anni fa, con l’inserimento del Parco scientifico Vega. Ora si interviene per tasselli, senza quella logica pianificatoria che è parte della storia di Porto…

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Più che l'anagrafe, pesano le sue parole: «L'approccio è quello dei cercatori d'oro. Se trovi un filone, devi scavare anche di domenica, di notte, sempre».

'Ndrangheta a Pederobba: come è andata a finire (2020)

L’ingegner  Roberto Corbo, 44 anni, presidente del consiglio di amministrazione dell’impresa di costruzioni Corbo Group spa di Caserta, non ne fa una questione personale. Ma dopo aver perso un...

Rispetto